L’autunno ormai è inoltrato, e il rumore tenue e crepitante delle foglie secche sul selciato mentre camminiamo ce lo ricorda in ogni momento. Ogni stagione ha il suo fascino particolare, ma devo ammettere che io per l’autunno ho una vera e propria predilezione. I colori, i profumi, l’atmosfera ovattata e raccolta: sì, è decisamente la mia stagione preferita.
L’unica nota negativa di questa stagione è che le vacanze sono ormai lontane, e molte di noi non possono muoversi dall’ufficio: a me, però, basta aprire un flacone di profumo per poter provare l’ebbrezza di un viaggio, anche solo per qualche istante.
Da sempre, il tema del viaggio si è intersecato con quello delle fragranze – principalmente per due motivi: la fragranza stessa, col suo susseguirsi di note di testa, cuore e fondo, rappresenta un vero e proprio viaggio olfattivo. Poi, il profumo è l’unica forma di teletrasporto realmente esistente: ne bastano poche gocce e in un istante ti trovi catapultata altrove, che sia in riva al mare o in mezzo a un bosco, oppure in un giardino sommerso dalla neve o inondato dal sole.
Confesso di avere un debole per i profumi che vogliono trasmettere lo spirito di un luogo: è bellissimo poter portare con sé un souvenir olfattivo, una vera e propria magia in forma liquida.
Ne bastano poche gocce sui polsi e dietro le orecchie: in un battibaleno sei di nuovo lì. Molti profumieri e artisti delle fragranze hanno dedicato profumi ai luoghi da loro amati: esiste un’intera linea di profumi, la Bond N° 9, in cui ogni fragranza è dedicata a un quartiere di New York, nel tentativo – riuscito – di ricostruirne l’atmosfera. Anche Hermés, da sempre, dedica molte delle sue fragranze al tema del viaggio e a posti meravigliosi sparsi per il mondo: basta ricordare Un Jardin sur le Nil e Escale à Portofino. Per non parlare, poi, dei profumi speziati e orientali: basta aprire un flacone di Shalimar di Guerlain e il lontano Oriente sembra davvero dietro l’angolo.
Questa volta, però, voglio parlarvi di una fragranza tutta italiana, capace di racchiudere in sé parte delle suggestioni ruvide e allo stesso tempo malinconiche del nostro Paese. Si tratta dell’Acqua dell’Elba, prodotta proprio sulla incantevole isoletta del mar Tirreno, un profumo perfetto per colmare in parte quella nostalgia del mare che ti prende nelle pungenti sere d’inverno. Non lo conoscevo, fino a quando una mia amica, appena tornata dalle vacanze, mi ha fatto provare questa fragranza fresca, rinvigorente, leggera. Appena l’ho annusata, ho chiuso gli occhi e in un istante ero di nuovo sulla spiaggia, con il rumore pigro delle onde del mare, la sabbia sotto i piedi e i versi dei gabbiani che scandivano le ore lente di un pomeriggio estivo.
La leggenda vuole che l’idea di questo profumo sia nata da Paolina Bonaparte in persona, conquistata dalla bellezza e dagli aromi di quel fazzoletto di terra sospeso in mezzo al mare. È possibile racchiudere tutta questa meraviglia in una fragranza? Tre giovani ragazzi elbani, quasi duecento anni dopo, decidono di raccogliere la sfida.
Le note sono quelle volatili e pungenti dei fiori e dei frutti mediterranei, che solleticano il naso – su tutto, note marine e di ozono contribuiscono a trasmettere l’impressione di trovarsi proprio sulla spiaggia, anche se si è perduti nel grigio cittadino. Un profumo molto curato, come avviene sempre nelle produzioni artigianali, perfetto per la stagione calda e anche per tutto l’anno, per chi non riesce a sopravvivere senza il ricordo del mare.
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